una premessa: questo è un post non interrotto da link perché nasce come sfogo e narrazione di una vicenda tanto personale quanto pubblica; i link li trovate tutti in appendice

viviamo in un Paese senza memoria

l’ho sperimentato in tutte le mie molte primavere e mestieri, ho imparato a sopravvivere, tuttavia a volte mi capita ancora d’indignarmi e sentire l’impulso di rimettere le cose a posto, nella loro giusta prospettiva

il baillamme d’iniziative che vorticano intorno all’appuntamento dell’Expo milanese del 2015 fa sentire i suoi refoli anche a Torino, ricordando non poco il fermento olimpico antecedente il 2006, che mi aveva coinvolto in prima persona, come direttore di una pubblicazione turistica che, nel tentativo di sopravvivere e restare utile, dopo una serie di cambi di testata e riduzioni di foliazione, si arrese nel 2003

in quegli anni, tra le varie istituzioni espositive torinesi che frequentavo, particolarmente dolci e piacevoli erano le visite alla FIF – Fondazione Italiana per la Fotografia – che aveva sede in via Avogadro 4 (curiosamente proprio dov’è ora l’agenzia di comunicazione per cui lavoro come copywriter)

la FIF proponeva mostre bellissime, come bella era la persona che le curava e teneva i rapporti con la stampa: Daniela Trunfio, a tutt’oggi la collega che ricordo con maggior piacere

io, la FIF, la conoscevo e frequentavo anche prima: gestita privatamente da un manipolo di appassionati e valorosi, è stata un punto di riferimento culturale importante non solo per la città; nata nel 1985 come Associazione Torino Fotografia, si costituì nel 1992 come fondazione, col concorso, molto latente, di istituti bancari e amministrazioni pubbliche, per essere infine lasciata morire nel 2006, proprio al traguardo delle Olimpiadi, non prima di aver realizzato 170 mostre, archiviato 167.000 immagini, educato all’immagine 24.000 studenti e organizzato 11 edizioni della Biennale Internazionale di Fotografia

e qui viene il momento della mia rabbia: quando è stata annunciata, un paio di mesi fa, la Prima Biennale Italiana di Fotografia a Torino, in concomitanza con l’Expo 2015, promossa dall’onorevole Vittorio Sgarbi che, in un tripudio di modestia, se ne annuncia curatore fin dalla testata, mi è caduta la catena

ma come sarebbe, la prima? sulle prime, accecato dall’ira, non avevo notato la differente denominazione (dove la Biennale della FIF era Internazionale, questa è Italiana) ed è stato uno scambio epistolare con Daniela a farmi desistere dall’intento di scrivere agli organizzatori e a decidermi invece a scrivere solo qui, ai quattro gatti che mi leggono, la mia rabbia per una manifestazione estemporanea e presumibilmente di pura immagine che si permette di non rendere alcun omaggio a chi ha tirato la carretta per anni in onore dell’arte fotografica

per fortuna, mentre cercavo il tempo di buttare giù queste righe, ho ricevuto due buone notizie: la prima da Daniela, la seconda da questa città immemore

giovedì 3 aprile alle 19 viene inaugurata la mostra “La sostanza dell’architettura” in corso Moncalieri 238, nello spazio espositivo di Photo Ltd, sede dell’iniziativa per il collezionismo fotografico che Daniela Trunfio cura

con l’occasione, Daniela comunica la pubblicazione del suo libro “Fondazione Italiana per la Fotografia 1985-2006. L’avventura di una passione”, attesa e necessaria summa di questa splendida esperienza (il libro è acquistabile in versione cartacea o digitale, trovate il link in appendice)

la seconda notizia è di ieri: a Torino nascerà Camera, uno spazio per valorizzare la fotografia italiana in cui sono coinvolte istituzioni locali e internazionali; mi si è aperto il cuore, mentre leggevo la notizia su La Stampa, trovandovi le parole accorate dell’autore Rocco Moliterni e del fotografo Ferdinando Scianna a ricordo dell’esperienza FIF e del suo misconosciuto valore

lunga vita a Camera, se saprà fare anche solo una minima parte del bene che la FIF ha fatto a questa città ingrata e a questo Paese miope: la notizia esce il 1° aprile, speriamo non finisca in burla e chiudiamo questo post con le parole di Scianna, tratte dall’articolo citato:

Mi stupisce che alcune istituzioni riscoprano oggi l’importanza della fotografia dopo aver fatto morire la Fondazione. Ma in un momento di difficoltà veder nascere una nuovo spazio è senza dubbio una buona notizia.

lincario

questioni d’etichetta

3 febbraio 2012

targa dello studio fotografico L'infinito

nel corso ci han spiegato l’importanza di un labeling consistente e coerente, ovvero di una terminologia non ambigua ed efficace per menù, link e quant’alro indichi i percorsi in un sito web: insomma, bisogna chiamare le cose col loro nome

vicino a casa ho trovato questo esempio offline di labeling sbagliato

si capisce bene l’inversione rispetto alla norma corrente: “Studio L’infinito” avrebbe richiamato la filologia leopardiana, tuttavia “L’infinito studio” potrebbe tranquillamente essere… un club di fuoricorso

calembour a parte, credo che uno studio che si chiama “L’infinito” non dia grande affidamento sui tempi di consegna ,-P